La bellezza è migrante

Di Andrea Aufieri. Editoriale di Palascìa_l’informazione migrante, Anno I Numero 3, Ottobre 2010-Gennaio 2011.
http://www.metissagecoop.org

Prima di lasciarvi con gli eventi dal mondo, le parole del cuoco-poeta Biso, i tratti sarcastici del satiro Biani, prima di tutto questo, l’ultimo contenuto a pagina intera che Palascìa registra al termine di una folle corsa durata un anno, è il pensiero di Orodè sulla Bellezza, questo canto aperto all’universo: “(…) è la voce di colui o colei che per davvero fanno il massimo per essere veri” ci dice l’artista salentino, prima di sbatterci in faccia l’egoismo che ci siamo scelti per cui ha senso solo una rivoluzione personale. Potremmo aprire, discutere, scardinare questa cruda verità con le parole di Gandhi, che Vandana Shiva ha ripetuto, ridonato a tutti, nella distrazione della calda estate salentina e che Alba Monti, con il suo orecchio acerbo, non ha dimenticato di citare: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. E chi ancora ci crede potrà obiettare che Orodè non ha parafrasato Gandhi ma Guevara: “La prima rivoluzione è dentro di noi”.

In questo numero ci scontriamo con delle montagne, visibili a occhio nudo o invisibili ai lettori che per un momento condivideranno storie, interviste, pensieri con noi. Ci sono la fame nera del Congo, del Kenya, del Senegal. Le pareti asfissianti dei Cie e quelle sognate di un tetto nella terra per cui si è affrontata una vera odissea, la stessa terra che a volte
non stimiamo nemmeno un cent. C’è la distruzione dell’Aquila, la prostituzione a Torino, i mostri dell’ignoranza, del razzismo e della violazione di dignità negli stadi come per chi cerca casa, quanto per chi lavora nelle campagne. C’è il Moloch del precariato nella vita di chiunque e di qualsiasi cosa, anche di un progetto come quello che avete tra le mani in questo momento. Cibo per alimentare quello che Laura Boldrini descrive come l’imprenditoria della paura, l’impianto politico e mediatico che attanaglia la vita fatta di relazioni fragili e di passioni tristi che stanno segnando la nostra società.

Qui non c’è il limbo della non scelta: occorre scegliere, e in fretta.
E l’altra faccia delle storie che abbiamo scelto di proporvi racconta proprio di chi ha deciso che sì, la rivoluzione è personale, ma il suo prodotto, o meglio la sua ricerca, ovvero ancora la Bellezza non può restare nei cuori piccoli e secchi degli egoisti.
La Bellezza gira, è dappertutto, migrava prima ancora che l’uomo ne cogliesse la categoria. Bisogna saper guardare, bisogna saper ascoltare, a volte bisogna proprio volerla.  Non troverei altre parole per definire l’altra faccia delle storie che vi raccontiamo, in ordine sparso: Chiara, i braccianti di Nardò e di Cerignola, Bastri, Amadou, Robert, Ibrahim, Andrea, Salima, Carlo, Massimiliano, Longinos, Joy.

È alle loro storie, per l’alterità di cui sono portatori sani, che dedichiamo la sezione culturale e ci interroghiamo sulla possibilità di un’Italia che sappia affrontare il cambiamento. Ed è per i loro sorrisi e la possibilità di costruire insieme.
E gira gira, finisce che la soluzione è sempre la stessa: è tutto in mano a noi i cittadini, svegliarsi dal torpore, affrontare le esplosioni interiori. Condividere la Bellezza.

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