TEL AVIV – Con le ultime elezioni in Israele si è scongiurata la deriva dell’ultradestra e garantito il rinnovamento nella knesset, il parlamento israeliano. Si è infatti registratoil boom di voti per il centrismo e la ripresa per la sinistra. La star è Yair Lapid, anchorman che somiglia a Clooney.
Si attendeva un’imponente conferma per il Likud del premier uscente Benjamin Netanhyau, con il preoccupante appoggio del partito di estrema destra Bayit HaYehudi di Naftali Bennett. Ma all’indomani della giornata elettorale, Tel Aviv si è svegliata più democratica: la knesset sarà divisa tra la coalizione della destra moderata guidata dal Likud e il centro moderato, la cui leadership passa da Kadima alla neoformazione Yesh Adit.
La coalizione di centrodestra si aggiudica 31 seggi, ben 11 in meno rispetto alle ultime elezioni, mentre la coalizione di centrosinistra, contando anche i seggi ottenuti con una buona prova dai partiti di rappresentanza araba, hanno raggiunto le 29 poltrone necessarie a garantire la possibilità di formare un nuovo governo.
Sono 19 i posti che occuperà il partito Yesh Adit (C’è futuro), formata proprio in vista delle elezioni e guidata dal presentatore televisivo Yair Lapid, uomo di successo, figlio d’arte e vagamente somigliante a George Clooney. La sinistra, data per morta, ottiene invece 27 seggi, contando i 15 dei Labors e i 6 di Meretz e Hatnua. Solo alle loro spalle, con 11 seggi, gli ultranazionalisti di Bennett, per i quali si prevedeva una funesta affermazione.
Il presidente della Repubblica, Shimon Peres, ha avviato le discussioni per formare la coalizione di governo. La costituzione non lo obbliga a nominare premier il leader del partito più suffragato, ma ci saranno di sicuro poche sorprese e Netanyahu presterà nuovamente giuramento entro i prossimi gironi.
La politica estera, come da tradizione, è il primo pensiero di Netanyahu. Il nemico numero uno, nello specifico: fermare l’Iran sarà la marca distintiva del suo nuovo mandato. La questione palestinese resta sullo sfondo delle prime dichiarazioni, ma proprio la decisione dell’ Onu di permettere all’Autorità Nazionale di presenziare alle assemblee come osservatrice sembra essere costata al Likud quegli 11 seggi assegnati al «Focolare ebraico». Il partito che più di tutti ha incarnato le paure dell’opinione pubblica mondiale è quello che ha meglio interpretato la volontà dei coloni israeliani in terra palestinese.
Gli ultranazionalisti resteranno comprimari, perché la scena è tutta per Yair Lapid. In questi giorni si sono succeduti i complimenti al Clooney israeliano, ma i timori nei suoi confronti sono molti e provengono per lo più dalla sua coalizione. L’unico modo che ha Lapid per svolgere un’azione coerente sembra quella di negoziare ogni cosa con il Likud, senza accettare alcuna delega da Netanyahu, che ne farebbe il suo subalterno. Dal quotidiano Ha’aretz, di area riformista a sinistra, la critica più secca al risultato elettorale: i suoi lettori avrebbero preferito un exploit degli ultranazionalisti per guadagnarsi gli occhi del mondo di fronte alla tragedia palestinese. Ma ha vinto la normalità, nel bene e nel male.
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