Marina muove nervosamente le dita sul suo smartphone: è arrivata in stazione per comprare un biglietto da Bari a Milano e le hanno «sparato» un prezzo che trova eccessivo: 140 euro. «Devo per forza prendere il treno, perché ho con me diversi bagagli, mi troverei molto scomoda e soprattutto pagherei di più con l’aereo». Su internet all’orario che le interessa-quello delle 13-trova un biglietto allo stesso costo. Si rassegna a partire due ore dopo per risparmiare 40 euro. «Già così sarà un calvario di sette ore, cambio a Bologna compreso». Marina è una piccola imprenditrice e voleva arrivare entro la prima serata per vedere alcuni partner. Dovrà fare tutto più in fretta il giorno dopo.
È tutto in questa esperienza il senso della battaglia intrapresa dalla Gazzetta del Mezzogiorno per i treni ad alta velocità in Puglia. Franco Giuliano, caposervizio del sito internet al quotidiano pugliese ed esperto del settore, ne racconta l’origine: «Alla fattibilità tecnica logistica di parte del progetto si deve affiancare una volontà politica finora del tutto assente. È necessario dunque fare pressione perché il governo si muova». L’appello del giornale chiede che si cominci a progettare l’alta velocità, che ha il costo proibitivo di 30 miliardi, ma che si realizzi subito l’alta capacità (tac).
A differenza della dorsale tirrenica, che ha affermato la ferrovia come mezzo principale di mobilità, la dorsale adriatica risente di antichi difetti strutturali, pur essendo il fulcro della rete dei trasporti transeuropei (Ten-T). Con una spesa massima di 200 milioni, adeguando la segnaletica e alzando la velocità da 150 a 200 chilometri orari si risparmierebbe un’ora. L’anello debole è il tratto tra Lesina e Termoli, ferma al binario unico perché il raddoppio sarebbe passato dal parco nazionale del Gargano. Reti ferroviarie italiane (Rfi) ha presentato un nuovo progetto per 106 milioni che farebbe risparmiare circa due ore da Bari a Milano. Il sottosegretario all’Attuazione del programma, Legnini, ha annunciato l’arrivo di 400 milioni dall’Europa. È l’ora giusta?
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