«I quadranti solari sono la classificazione più corretta per includere diversi strumenti usati per computare i giorni, le ore o il mezzogiorno dall’età del bronzo fino a un paio di secoli fa»
«Certo, i contadini di Puglia non erano adeguatamente acculturati, ma ci arrivarono lo stesso con esperienza e intuito»
Esiste un Salento inaspettato, quello dei quadranti solari storici e moderni presenti in tutta la provincia, che attrae un numero importante di collezionisti e di visitatori. Cosa sono i quadranti solari? Risponde un grande appassionato, Vito Lecci, fondatore del primo parco astronomico nel Salento, a Salve: «È la classificazione più corretta per includere diversi strumenti usati per computare i giorni, le ore o il mezzogiorno dall’età del bronzo fino a un paio di secoli fa. Sono noti come meridiane, ma la vera meridiana segnala il mezzogiorno, mentre gli altri sono orologi solari – che registrano le ore – oppure calendari astronomici, che indicano alcuni giorni dell’anno come gli equinozi e i solstizi».
L’interesse contemporaneo per questi strumenti ha avuto grande impulso dagli anni Settanta, quando il professore Francesco Azzarita, per pura passione, ha cominciato a fare un censimento, la cui evoluzione è oggi il sito Sundialatlas.eu. L’ex presidente dell’Unione astrofili italiani e fondatore della sezione Quadranti solari ha segnalato oltre quindicimila quadranti, 330 dei quali solo in Puglia. Nel Salento, il più antico quadrante risale al XIV secolo e appartiene alla chiesa di Santa Maria della Strada di Taurisano: «Si tratta dell’unica testimonianza della presenza greca a Taurisano in un misto di sovrapposizioni latine. Finora sembra essere l’unico esemplare di un manufatto di tal genere in Italia, dove già son rari gli esemplari latini dell’epoca medioevale. Il quadrante è incastrato nella facciata a un’altezza di 6,35 metri e non è lontano dallo spigolo orientale. È costituito da un unico blocco circolare di pietra; è fornito di uno stilo perpendicolare al disco. Vi si trovano due iscrizioni e anche lettere isolate». Sono interessanti anche le opere di Parabita e di Santa Maria di Leuca, ed è possibile realizzare un itinerario che, citando solo i luoghi pubblici, comprende: Casarano, Lecce (nella splendida chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo, appena restaurata, ma visibile dal tetto dell’ex Monastero degli olivetani), Campi in Piazza della Libertà, la chiesa di Santa Maria Maddalena a Uggiano, San Foca, San Pietro in Lama, Racale, Taviano, la chiesa di San Giovanni ad Acquarica, il museo di Ugento, le chiese matrici di Galatina e Zollino, la Piazza del Municipio a Matino, Piazza della Repubblica a Gallipoli, via Roma a Carpignano, il Monumento ai Caduti di Salve.
La contemporanea riscoperta dei quadranti solari, dei quali Vito Lecci è uno dei più stimati costruttori nel Salento, si fonda su tre direttrici: l’interesse didattico (molti quadranti sono realizzati nelle scuole), la passione del committente e la pura estetica ornamentale, che ogni tanto porta a realizzare meridiane non funzionanti. Se ne possono trovare di tutti i tipi: semplicemente dipinte sulle pareti, incise e intarsiate nel marmo o nel granito, enormi come quella realizzata a Salve o piccolissime. Grazie a Lecci, il censimento di Azzarita si è arricchito di alcuni elementi molto pregiati, come il quadrante del liceo scientifico “Banzi – Bazoli” di Lecce, elegantemente intarsiato nel marmo, oppure i tre quadranti dell’agrario “Columella”, tecnicamente completi e complessi. Lo stesso parco astronomico di Salve presenta pezzi rari, tra i quali spicca una riproduzione in scala ridotta della piramide Maya a gradoni dedicata al dio Kukulcan: «I Maya credevano che negli equinozi sulla gradinata della piramide si manifestasse il serpente di luce per simboleggiare l’incontro con il popolo. Per esigenze didattiche, io l’ho resa funzionante alle nostre latitudini e in qualsiasi giorno dell’anno, grazie alla base rotante di cui i Maya non potevano disporre!».
Non sono poche le nozioni di cui bisogna disporre per realizzare una meridiana, spiega Lecci: «Le pareti devono essere rivolte il più possibile al sud, bisogna correggere il fuso, tenere presente l’equazione del tempo. Cose che oggi suonano molto complicate, perché si è perso il rapporto con gli astri». Come si faceva a progettare queste piccole meraviglie secoli fa? Risponde Azzarita: «Se andiamo indietro nella storia troviamo veri e propri scienziati, attenti osservatori del cielo. Eratostene di Cirene (276-194 a.C.) costruì un orologio solare in un pozzo in cui cadeva la luce del sole a mezzogiorno e calcolò la circonferenza terrestre con uno scarto minimo rispetto ai valori odierni. Certo, i contadini di Puglia non erano adeguatamente acculturati, ma ci arrivarono lo stesso con esperienza e intuito».
*Pubblicato da Salento Review, ottobre 2017
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