Il cliché sulla cronaca è che la gente ‘comune’ non vuole che si invada la sua privacy. Ma non è vero. La gente vuole parlare di chi è vivo e di chi è morto e di cosa è cambiato più di ogni altra cosa. Ma a chi appartiene la storia di una vita? Ognuno possiede la propria? E quella dei propri figli? O queste storie fanno solo parte di ciò che la vita ha manifestato nel corso del tempo, senza un tutore, un proprietario, un custode che detenga i diritti e conservi le chiavi? Di fronte alla legge abbiamo tutti diritti e doveri, ma siamo noi i proprietari di ciò che siamo e di ciò che abbiamo fatto? E la privacy è un pio desiderio o un diritto acquisito? Oppure non esistono diritti d’autore sulla nostra esperienza, ma solo la capacità degli altri di ricordare o dimenticare?
(Andrew O’Hagan,
La vita segreta, Adelphi,
trad. di Svevo D’Onofrio)
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