Telespettatori e fruitori del web hanno fatto la fortuna dei due personaggi border-line alle ultime elezioni politiche, Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Solo due mesi fa nessuno avrebbe detto che il finale di partita sarebbe stato loro, che hanno saputo attrarre la metà delle preferenze degli italiani.
L’estate scorsa si è fatto un gran parlare della Casaleggio associati, l’azienda di Gianroberto Casaleggio specializzata in marketing di rete, che ha reso stabile il successo del comico genovese. Dal guru italiano del web sono nate le idee di costruire i Meetup, la base del Movimento 5 stelle, i «day» di vario tipo messi su dal movimento e un nuovo concetto di democrazia digitale diretta.
Non si parlerà mai abbastanza, invece, dello specialista per eccellenza di questo tipo di comunicazione. Eppure Berlusconi ha provato a mettere in guardia tutti, l’anno scorso, scrivendo la prefazione del libro dei suoi collaboratori ed esperti di comunicazione più fidati. Antonio Palmieri, Gianni Comolli, Cesare Priori e Massimo Piana hanno realizzato l’analisi delle strategie comunicative dei partiti del cavaliere dal 1994 al 2012.
L’esperto comunicatore Berlusconi ha toccato la pancia e il portafogli dei suoi interlocutori, ha detto loro quello che speravano di sentirsi dire. E lo ha fatto attraverso un mezzo di comunicazione dalla portata fenomenale: il 98 per cento della popolazione italiana, 58 milioni di persone, possiede un televisore. Berlusconi ha evitato le piazze. Ogni comizio pubblico, al chiuso, è stato preparato e studiato fin nei minimi dettagli, al punto che ci si chiede quanti voti in più gli avrebbe fruttato realizzare l’ultimo incontro a Napoli, saltato per indisposizione. Sono diventati celebri i suoi slogan, ripresi e amplificati anche in rete, «Paghi Bersani, Prendi Monti» o le varie proposte-shock e le restituzioni.
Quasi come se avesse pattuito una spartizione dei campi d’influenza, Grillo ha consolidato la sua presenza su internet con milioni di visite sul suo sito (il dato più recente, proveniente però dallo stesso blogger genovese, è quello di oltre cinque milioni di visitatori unici giornalieri). Da sette anni il suo è il blog più visitato in Italia. Dei 39 milioni di italiani che hanno accesso al web, gran parte di loro ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Con l’aggiunta di una laurea, proprio questa fascia d’età è l’utenza privilegiata del sito del genovese, che ha ottenuto un totale di 16 milioni di voti tra Camera e Senato, come se avesse spostato i suoi utenti dal sito all’urna elettorale. All’esatto opposto di Berlusconi, Grillo ha evitato i giornalisti e riempito le piazze. Da dove ha urlato anche lui slogan e proposte: «Tutti a casa!» e «Apriremo il parlamento come una scatoletta!» racchiudono tanto l’elemento di novità del movimento-far entrare la società civile nell’emiciclo-, quanto il voto di protesta.
Lo sconfitto, cioè il partito che è arrivato primo senza vincere, per citare il suo leader, è il Pd. La campagna elettorale del Partito democratico è stata trasparente nel senso dell’assenza, quando i suoi video «virali» non hanno irritato la base; non ha forgiato slogan significativi e ha tenuto un profilo basso che gli ha fatto dilapidare un vantaggio di 15 punti percentuali. Che gli italiani abbiano ancora bisogno di slogan e di parole urlate, questo è un dato di fatto e insieme un nodo che per ora non può essere sciolto.
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