Diritti, la resistenza dagli ultimi

 

Andrea Aufieri, XNews n.0

 

 

 

I diritti umani al centro delle relazioni internazionali. Ma la società? È la prima vittima della crisi politica ed economica degli stati. Così gli individui cancellano i deboli, ma la resistenza deve venire, come sempre, dagli ultimi. Questi i temi che tocchiamo con Attilio Pisanò, professore aggregato di Filosofia del diritto e Diritti umani del Corso di Laurea in Scienze politiche e delle Relazioni internazionali all’Università del Salento. Le sue pubblicazioni: Il diritto dei popoli nella rivoluzione francese. L’abbé Grégoire (2002); Una teoria comunitaria dei diritti individuali. I Diritti dell’uomo di Nicola Spedalieri (2005, opera che gli è valsa la cittadinanza onoraria di Bronte,Ct); I diritti umani come fenomeno cosmopolita. Internazionalizzazione, Regionalizzazione, Specificazione (2011). In fase di pubblicazione altre due opere: Diritti deumanizzati. Animali, Ambiente, Generazioni future, Specie umana (Giuffré), e la curatela Questioni geopolitiche mediterranee (ESI).

Diritti umani: astrazione buona per tutelare le situazioni di guerra o strumento vicinissimo di pace sociale?

I diritti umani sono molto più vicini alla nostra vita quotidiana di quanto possiamo pensare. Nascono nell’ambito della tradizione culturale occidentale e sono dunque radicati nei nostri ordinamenti giuridici. Scrivere un articolo senza essere privati arbitrariamente della nostra libertà, ad esempio, è un atto che possiamo compiere sotto il guscio protettivo dei diritti umani, che le nostre Costituzioni, dal dopoguerra, hanno recepito non solo in maniera formale, ma con meccanismi che ne consentono la tutela sostanziale. Caratteri fondamentali però sono l’universalità e l’uguaglianza, il che significa che i diritti devono valere per tutti, o non possono essere chiamati diritti umani. Se altrove questi non sono tutelati e passa il messaggio per cui in una parte del mondo è giusto non tutelarli per questioni culturali, si segue una china che porta alla mancata tutela dei diritti anche nella nostra società.

Quali diritti, oggi più che in passato, devono essere più tutelati e quali soggetti dovrebbero attivarsi?

I diritti umani si dividono in due grandi categorie: quelli politici e quelli sociali. La crisi economica e politica dello stato moderno ha incrinato quelli sociali, che sono più complessi, aleatori e bisognosi di una tutela specifica e diretta dello stato: salute, casa, lavoro, ovvero le conquiste delle generazioni che ci hanno preceduto, rischiano di saltare. È chiaro che sono sempre i più deboli a rischiare di perdere i diritti acquisiti. Il cardine è il lavoro, come recita il primo articolo della nostra Costituzione. Tramite il lavoro chiunque può dare un contributo alla società e accrescere il proprio status di cittadino. Se non c’è il lavoro crolla l’impostazione giuridica e sociale.

Diritti, ma anche doveri. È solo un richiamo formale quello conclusivo della Dichiarazione del  1948?

Il rapporto tra diritti e doveri è di complementarietà, non possono essere rivendicati i primi se non si tengono presenti i secondi. In Occidente è prevalsa una forte concezione individualistica del rapporto con la società. L’uomo è considerato al di fuori di questa e ciò ha sicuramente rafforzato le tutele personali, ma ha anche fatto dimenticare principi sociali basilari come la responsabilità e la solidarietà, un richiamo ai doveri in questo senso è quanto mai attuale.

 

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